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del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXV - novembre 2023

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Avere il coraggio di portare la rivoluzione socialista alla vittoria

Nel nostro paese la costituzione del Governo di Blocco Popolare è un passo del percorso verso l’instaurazione del socialismo che il (n)PCI promuove inserendosi in ogni episodio e contesto della lotta di classe per mobilitare gli operai e il resto delle masse popolari, portarli a rafforzarsi in termini di organizzazione e coscienza, creare così le condizioni per uno scontro di livello superiore e avanzare fino all’instaurazione del socialismo.

La crisi del regime politico della borghesia è inevitabilmente destinata ad aggravarsi. La mobilitazione reazionaria delle masse popolari (“la guerra dei poveri contro i poveri”) è la risorsa a cui la borghesia e il clero devono per forza fare ricorso, perché non hanno altra via. La mobilitazione reazionaria ha fatto passi avanti: la persecuzione degli immigrati, la spinta alla competizione globale come via per sopravvivere, la partecipazione alla guerra USA-NATO contro la Federazione Russa e alle “missioni di pace” contro i paesi oppressi ne sono manifestazioni. Ma il fattore principale è che il regime politico della borghesia è debole: dipende dalle masse popolari e gli interessi immediati di queste sono oramai irrimediabilmente antagonisti a quelli della borghesia perfino in base al comune buon senso. E la mobilitazione reazionaria non risolve i problemi delle masse popolari: il fascismo non ha risolto i problemi delle masse, le ha portate alla guerra e alla sconfitta. Parimenti la persecuzione degli immigrati non elimina i mali che affliggono le masse popolari: le vicende della Marelli di Crevalcore insieme a quelle della GKN, Whirlpool, Bekaert, Electrolux, ex Ilva, ex Lucchini e la liquidazione in corso delle aziende Stellantis in Italia mostrano bene che i confini del nostro paese vanno difesi non dagli immigrati, ma prima di tutto dalle multinazionali e dai fondi d’investimento!

Che la mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari progredisca di livello e anche in ampiezza dipende da noi comunisti: le masse sono campo aperto per l’attività di noi comunisti, per mobilitarle a partecipare alla rivoluzione socialista. La combattività delle masse popolari cresce man mano che per propria esperienza vedono che il partito comunista le dirige in modo giusto, mentre invece si attenua ed estingue se il partito comunista insiste a lungo a dirigerle su una strada sbagliata: in Italia lo abbiamo visto con il PCI nei decenni dopo la vittoria della Resistenza.

La rivoluzione socialista noi comunisti la facciamo promovendo lo sviluppo quantitativo e qualitativo della resistenza delle masse popolari alle operazioni che la borghesia imperialista compie nell’ambito della crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale. In ogni iniziativa in cui si articola la resistenza delle masse popolari, il ruolo dei comunisti consiste nell’aprirle l’orizzonte: indicare la prospettiva a cui l’iniziativa di fatto contribuisce, i passi concreti da fare, i legami da sviluppare (coordinamento).

La resistenza popolare oggi è in larga misura fatta di lotte e iniziative spontanee, cioè condotte sulla base della coscienza diffusa con cui le masse popolari si ritrovano, delle relazioni tra esse esistenti prodotte dalla loro collocazione sociale e dalla storia che hanno alle spalle, reagendo alle circostanze con i mezzi di cui dispongono. Man mano che si estenderà l’azione della Carovana del (n)PCI per moltiplicarle, per dare ad esse un contenuto più ricco, per dare ad esse una prospettiva, queste lotte diventeranno sempre più attuazione di una linea e di un piano. A questo fine è essenziale che noi comunisti abbiamo un piano di guerra e lo attuiamo con scienza, determinazione e creatività, con fermezza strategica e flessibilità tattica.

Le situazioni d’emergenza si sviluppano in forme e per vie diverse da quelle dei “tempi normali” che hanno portato all’emergenza. Proprio per questo non si tratta principalmente di opporre al governo Meloni uno sciopero generale o di presentare alle elezioni una lista con un programma più di sinistra. Si tratta di impostare una campagna

- di proteste e di disobbedienza,

- di azioni che soddisfano direttamente i bisogni della parte più povera delle masse popolari,

- di mantenere in attività le aziende che i padroni vogliono smantellare o delocalizzare organizzando i rifornimenti e l’utilizzo dei prodotti,

- di valorizzare tutte le potenzialità del terzo settore,

- di mobilitare alla lotta politica disoccupati, cassaintegrati e lavoratori in mobilità,

- di trasformare le aziende, le scuole, le Camere del Lavoro, le sedi associative e le Amministrazioni Locali in centri di mobilitazione e di organizzazione: il tutto nella forma più organizzata di cui siamo capaci e, soprattutto, mirato a rendere il paese ingovernabile da qualsiasi governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia e a costituire un governo d’emergenza.

Il (nuovo)Partito comunista italiano impara ed è scuola di rivoluzione socialista per tutti quelli che vogliono imparare!

Ernesto V.