La Voce 74 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXV - luglio 2023

Scaricate il testo in formato PDF - Formato Open Office - Formato Word

Sviluppare in ogni settore della popolazione operazioni specifiche

per porre fine alla partecipazione del nostro paese alla guerra USA-NATO contro la Federazione Russa e alla repressione delle masse popolari ucraine ad opera del governo fantoccio presieduto da Zelensky e delle sue truppe regolari e irregolari


Non solo con le stragi di emigranti, non solo con la devastazione dell’ambiente e l’inquinamento della terra, dell’acqua, del mare, dell’aria e del cibo, non solo con lo smantellamento dell’apparato produttivo, non solo con la riduzione dei salari e dei redditi reali di individui e famiglie delle masse popolari, non solo con la discriminazione delle donne, non solo con le decine di “missioni umanitarie” in Asia e Africa: anche con la guerra in Europa il governo Meloni prosegue la politica del governo Draghi e degli altri governi delle Larghe Intese che l’hanno preceduto. Meloni e la sua cricca di servi criminali della NATO e dell’UE impongono alle masse popolari italiane sacrifici per sostenere la guerra in corso in Ucraina e ai confini della Federazione Russa, guerra che si aggiunge alle altre operazioni militari in cui, violando apertamente l’articolo 11 della Costituzione, i governi delle Larghe Intese hanno coinvolto le Forze Armate italiane e a cui dedicano una parte crescente della spesa della Pubblica Amministrazione, a danno della spesa per pensioni, sanità, istruzione e altri servizi pubblici.

La partecipazione dell’Italia alla guerra è contraria non solo alla Costituzione e ai sentimenti, ma anche agli interessi immediati della grande maggioranza delle masse popolari italiane. Le sofferenze prodotte dalla guerra, dal riarmo e dall’economia di guerra si aggiungono a quelle della pandemia e della seconda crisi generale del capitalismo con il connesso smantellamento dell’apparato produttivo, la devastazione dell’ambiente e il riscaldamento climatico.


*****

Molti sono già oggi e ancora più saranno gli organismi e gli individui che daranno il loro contributo per porre fine alla guerra, alle sofferenze prodotte dalla crisi generale del capitalismo e agli altri effetti della sopravvivenza del capitalismo. Noi comunisti sosteniamo tutte le forme di resistenza delle masse popolari, valorizziamo il contributo di ogni resistente. Ma l’opera di ognuno sarà tanto più efficace quanto più avanzata è la sua comprensione del corso delle cose in cui la guerra è inserita e più forte la sua convinzione che l’instaurazione del socialismo è l’obiettivo al quale dobbiamo mirare.

*****


Nel nostro paese l’opposizione alla guerra è diffusa. Sono numerose e capillari le iniziative di denuncia, di protesta e di lotta, molti e diversi gli organismi e i singoli che vi contribuiscono. Perché allora le piazze non sono piene di manifestanti? Perché l’opposizione alla guerra non sfocia in un movimento di massa per la pace come quello che ha coinvolto le masse popolari del nostro paese contro la guerra in Iraq del 2003? I media di regime parlano di “crisi del pacifismo”, vari esponenti della sinistra borghese e anche alcuni compagni da essa influenzati si dannano per questo. L’opposizione alla guerra non sfocia in un movimento di massa come quello del 2003 perché le masse popolari hanno sperimentato che quella lotta contro la guerra, fatta di manifestazioni per premere e chiedere ai governi dei gruppi imperialisti e alle loro istituzioni internazionali di cambiare strada, non serviva: le oceaniche manifestazioni dell’epoca (milioni di persone in piazza) non hanno fermato la guerra in Iraq. A chi propone di riprendere una lotta simile, bisogna prima di tutto chiedere di spiegare perché la lotta di un tempo ha portato all’attuale situazione di guerra sempre più diffusa e perché le masse popolari dovrebbero tornare oggi a quella lotta che ieri si è mostrata inefficace.

I governi dei partiti delle Larghe Intese, poi di Draghi e ora di Meloni, sono governi della Repubblica Pontificia che è dalla sua nascita nel 1948 un protettorato USA, legato ora anche all’Unione Europea, istituzione dei gruppi imperialisti europei a loro volta imbrigliati nella NATO, dominata dai gruppi imperialisti USA. Chi chiede a simili governi di cambiare rotta, è un illuso o un imbroglione. Essi attuano il programma comune dei gruppi imperialisti che per far fronte alla sovrapproduzione assoluta di capitale eliminano le conquiste strappate dalle masse popolari nel corso della prima ondata mondiale delle rivoluzioni proletarie, devastano il territorio e inquinano sempre più terra, mare e cielo, moltiplicano grandi opere ed eventi inutili se non anche direttamente nocivi, hanno come campi di grande espansione produttiva principalmente se non solo il turismo e la produzione militare. Ma proprio questo determina un distacco crescente delle masse popolari dalle istituzioni politiche della Repubblica Pontificia. Sta a noi comunisti saperle mobilitare e organizzare a fare la rivoluzione socialista.

Per mobilitare le masse popolari contro la guerra, dobbiamo sviluppare in ogni settore della popolazione operazioni specifiche per porre fine alla partecipazione del nostro paese alla guerra USA-NATO e alla repressione delle masse popolari ucraine ad opera del governo fantoccio presieduto da Zelensky e delle sue truppe regolari e irregolari.


*****

Con la guerra in corso in Europa la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti USA, sionisti e UE mira a estendere la NATO all’Ucraina e agli altri Stati sorti nel 1991 dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica. La loro guerra in Europa si combina con la loro guerra contro la Repubblica Popolare Cinese e con la creazione dell’equivalente della NATO negli Stati rivieraschi dell’oceano Indiano e dell’oceano Pacifico. Per i gruppi imperialisti USA, sionisti, europei e i loro satelliti la guerra è indispensabile per mantenere il loro dominio nel mondo e inoltre con la produzione militare alcuni di essi accumulano enormi profitti. La Comunità dei gruppi imperialisti USA, sionisti, europei e assimilati (giapponesi, sudcoreani, australiani e simili) è passata dalla guerra fredda alla terza guerra mondiale che per sua natura si combatte “a frammenti”: è l’analisi che di essa hanno pubblicamente espresso perfino papa Bergoglio e i Gesuiti.

Questa guerra è diventata la sintesi, il nodo centrale della seconda crisi generale della società borghese: nelle relazioni internazionali e all’interno dei singoli paesi in campo economico, politico, sociale e ambientale, imprime un’accelerazione alle dinamiche messe in moto dalla crisi per sovrapproduzione assoluta di capitale iniziata negli anni ’70 del secolo scorso.

La sostanza di questa crisi consiste nel fatto che a livello mondiale e considerando tutti i settori produttivi di merci (beni e servizi), il capitale prodotto è tanto che, se i capitalisti lo impiegassero tutto nelle loro aziende che producono merci, estrarrebbero una massa di plusvalore (quindi di profitto) inferiore a quella che estraggono impiegandone solo una parte. In un sistema di relazioni sociali capitaliste la borghesia deve valorizzare il capitale, ma, stante gli ordinamenti esistenti, la borghesia non poteva investirlo nella produzione di merci. Questo ha dato luogo a tutti gli sviluppi che constatiamo. Essi rientrano nei seguenti cinque campi:

- spremitura delle masse popolari (riduzione dei redditi ed eliminazione dei diritti e delle conquiste),

- finanziarizzazione dell’economia reale e sviluppo del capitale speculativo,

- ricolonizzazione dei paesi oppressi e sfruttamento dei paesi ex socialisti,

- devastazione della Terra (saccheggio delle risorse naturali, cambiamento climatico, inquinamento dell’ambiente, devastazione del territorio),

- lotta tra capitalisti ognuno dei quali cerca di valorizzare il suo capitale anche a spese di altri capitalisti oltre che delle masse popolari.

Gli sviluppi in ognuno di questi cinque campi hanno come sbocco la guerra: la guerra è un effetto inevitabile del capitalismo in crisi. Ogni crisi per sovrapproduzione assoluta di capitale, pur nascendo dall’economia, è una crisi che diventa generale - cioè anche politica, culturale, sociale e, per quanto riguarda la crisi attuale, anche ambientale - e trova la sua soluzione sul terreno politico, cioè nello sconvolgimento degli ordinamenti sociali a livello di singolo paese e del sistema di relazioni internazionali (tra paesi).

*****


Denunciare capillarmente con articoli di giornale, scritte murali, con locandine e volantini, attraverso i social network ogni base militare, agenzia e installazione NATO e USA: che la presenza di ognuna di esse risalti in ogni località! Denunciare ogni servitù e operazione militare. Per aggirare la persistente contrarietà alla guerra del grosso della popolazione italiana (come di quella degli altri paesi imperialisti), il governo Meloni ammanta il più possibile di segreto le servitù e le operazioni militari: spezzare questo velo di segreto è uno degli strumenti per farle saltare! Far conoscere ed estendere l’esempio di comitati come A Foras e NO MUOS contro le installazioni esistenti e come NO base né a Coltano né altrove contro la creazione di nuove basi militari! Denunciare e rendere pubbliche le operazioni sporche (legalizzate o illegali che siano) degli affaristi della guerra: far conoscere ed estendere l’esempio del comitato Stop RWM, organizzazione popolare che denuncia il ruolo della Rheinmetall Waffe Munition (RWM) - azienda tedesca che in Italia ha sedi a Ghedi (BS) e Iglesias - nella collaborazione con lo sterminio del popolo yemenita da parte dell’Arabia Saudita, il traffico di armi in cui è coinvolta e la corruzione di funzionari pubblici e amministratori locali da essa promossa per ampliare illegalmente lo stabilimento di Iglesias con la costruzione di campi-prove per testare gli armamenti che vende ai paesi in guerra di tutto il mondo.

Promuovere manifestazioni stradali e iniziative contro la partecipazione alla guerra e contro ogni singola operazione in cui la partecipazione si concretizza: dall’invio di armi all’acquisto di nuovi armamenti, come le nuove bombe atomiche “tattiche” B61-12 in arrivo a Ghedi (BS) e che fanno dell’Italia un bersaglio prioritario in caso di guerra atomica, all’avvio della produzione di due nuovi sottomarini ordinati dal ministro della guerra Guido Crosetto, in ottemperanza agli ordini degli USA, all’addestramento di militari del governo Zelensky o comunque mobilitati per l’invio sul fronte ucraino.

Bloccare e sabotare l’invio e il trasporto di armi verso l’Ucraina, ogni convoglio ferroviario e stradale e ogni caricamento di navi e aerei: generalizzare iniziative come quelle del Comitato Autonomo Lavoratori Portuali (CALP) di Genova e dei lavoratori dell’aeroporto Galilei di Pisa! Porto Canale di Cagliari, i porti di Livorno, Trieste, gli aeroporti di Trapani e Pisa sono oggi tra le strutture civili più utilizzate per il traffico di armi. A questi si aggiungono gli aeroporti militari di Amendola (FG), Pratica di Mare (Roma), Decimomannu (CA), Ghedi (BS), Aviano (PN) e i porti militari di Augusta, La Spezia, Taranto e altri. Carri merci di convogli militari partono dalle province con più alto tasso di produzione militare e con i depositi più grandi di mezzi e armamenti e sfruttano le linee dei Treni ad Alta Velocità per le spedizioni in Ucraina: dal deposito di carri armati di Lenta (Vercelli), alle caserme dei reggimenti di artiglieria nelle province di Treviso, Udine, Salerno e Foggia, alle fabbriche di armi nella provincia di Novara, Varese, Brescia, Bolzano.

Estendere l’organizzazione e la lotta contro la militarizzazione della scuola pubblica: diffondere le denunce dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole, sviluppare il boicottaggio delle iniziative di propaganda di guerra nelle scuole e università, denunciare il ruolo delle istituzioni scolastiche e universitarie nella ricerca scientifica bellica ordinata da USA e Israele e promuovere la mobilitazione di docenti, ricercatori, studenti.

Fare agitazione contro la partecipazione dell’Italia alla guerra USA-NATO in ogni istanza delle Forze Armate italiane e delle Forze dell’Ordine. I sindacati militari democratici e non sottomessi alle direttive della casta dei generali asserviti agli USA possono avere un ruolo importante nel mobilitare e organizzare la truppa perché si ribelli alle angherie dei superiori, perché denunci, contrasti, saboti le attività antipopolari che i superiori vogliono far loro fare, perché faccia fronte agli effetti della crisi e delle misure antipopolari del governo Meloni che colpiscono anche loro: per questo il guerrafondaio Crosetto vuole sopprimerli! Sostenere gli alti ufficiali delle Forze Armate che si oppongono ai compiti infami e ai delitti che il regime della Repubblica Pontificia, infeudato alla NATO e all’UE, assegna agli organismi militari in violazione della stessa Costituzione del 1948 (art.11). Incitarli ad andare a fondo nella denuncia pubblica delle manovre sporche che la classe dominante svolge dietro il teatrino della politica, additarli ad esempio per portare altri a mettersi sulla stessa strada. Andare fino in fondo e mettere in campo tutte le iniziative di cui sono capaci per denunciare e boicottare il coinvolgimento del nostro paese nella guerra, la sottomissione agli USA dei partiti delle Larghe Intese e le manovre sporche di cui il nostro paese è complice, è il miglior modo per onorare il giuramento fatto sulla Costituzione! Far conoscere e incitare a seguire l’esempio di ufficiali come Giusto Tolloy, ex ufficiale della spedizione in Russia del giugno del 1941 ordinata da Mussolini, che divenne partigiano della Resistenza italiana contro il nazifascismo e operò in clandestinità; come Nino Pasti, generale dell’Aeronautica militare italiana che, una volta resosi conto delle attività criminali della borghesia imperialista alle quali aveva contribuito (ha combattuto nella Seconda guerra mondiale e poi ha ricoperto incarichi di vertice nello Stato Maggiore delle Forze Armate e nella direzione della NATO in Europa), si è dedicato con coraggio e coerenza a denunciare quelle attività e ostacolarne la continuazione fondando il Movimento per la Pace e per il Socialismo; come Falco Accame, ammiraglio della Marina che si mise in prima linea, fino alla sua morte, nella lotta in difesa della salute dei militari denunciando e lottando contro la presenza di amianto sulle navi militari e a difesa delle stesse vittime dell’uranio impoverito.

Promuovere la solidarietà di massa con ogni persona perseguitata dal governo Meloni e dai suoi complici e agenti perché si oppone alla guerra USA-NATO. Meloni e soci ricorrono in misura crescente alla repressione, ma nei paesi imperialisti oggi la repressione resta ancora solo uno strumento secondario: la solidarietà delle masse popolari con i bersagli della repressione frena la borghesia imperialista e i suoi funzionari dal farvi ricorso. Nei paesi imperialisti come l’Italia l’abbrutimento delle menti e dei cuori e la manipolazione delle informazioni, delle idee e dei sentimenti sono il principale strumento con cui la borghesia imperialista e i suoi funzionari distolgono le masse popolari dall’organizzarsi per far valere la propria forza.

Collegare i fronti di lotta contro la guerra, il carovita, la devastazione ambientale e il cambiamento climatico, la privatizzazione della sanità, dell’istruzione e degli altri servizi pubblici, lo smantellamento delle aziende: sviluppare il coordinamento a livello locale e nazionale degli organismi operai e popolari che organizzano e animano la mobilitazione in ogni fronte di lotta, estendere il fronte unito di tutti gli organismi e gli individui che promuovono la resistenza delle masse popolari.

Organizzare non pagamento delle bollette, spese proletarie e altre iniziative per rimediare agli effetti delle sanzioni contro la Federazione Russa che si ritorcono contro le masse popolari italiane: ogni forma di lotta contro il carovita e il peggioramento delle condizioni delle masse popolari è giusta e legittima, l’unico criterio è avere la forza per farla!

In sintesi, dobbiamo guidare le masse popolari a rendere l’Italia ingovernabile dall’attuale classe dominante, a cacciare il governo Meloni e a costituire un proprio governo d’emergenza.


*****

È in corso da alcuni anni una svolta importante nel sistema politico dei paesi imperialisti, una svolta che di riflesso coinvolge tutto il mondo e ha aperto un nuovo corso anche nel sistema delle relazioni internazionali. La svolta nel sistema politico mondiale consiste nel fatto che in un numero crescente di paesi imperialisti sono scomparsi o si sono ridotti a poca cosa o sono in via di sparizione partiti, cricche ed esponenti del sistema politico che negli ultimi quarant’anni ha promosso l’attuazione di quello che nella letteratura del nostro partito abbiamo chiamato “programma comune della borghesia imperialista” (il sistema delle Larghe Intese). In tutti i più importanti paesi imperialisti dal 2016 i fautori e i gestori del “programma comune della borghesia imperialista” sono stati rovesciati o messi in serie difficoltà: non riescono più a controllare a sufficienza le masse popolari insofferenti e indignate per il corso delle cose.

La svolta in corso nei maggiori paesi imperialisti coinvolge il mondo intero e si riversa nel sistema delle relazioni internazionali. Qui a grandi linee gli sviluppi principali in corso sono:

1. l’accentuazione dei contrasti tra gruppi e Stati della Comunità Internazionale (CI) in particolare tra gli USA e gli Stati dell’UE: guerra commerciale e monetaria tra UE e USA, allargamento della NATO e corsa al riarmo, messa sotto pressione dell’UE e della Banca Centrale Europea, ecc.;

2. l’accerchiamento crescente, ad opera della NATO, della Federazione Russa, un paese che dal 1989 è entrato nella terza delle “tre fasi attraversate dai primi paesi socialisti”. Grazie alle eredità sociali e politiche dell’Unione Sovietica e alle grandi risorse naturali del paese, la Federazione Russa è a livello mondiale il maggiore sostegno militare e politico per gli Stati (dall’Iran al Venezuela passando per la Siria) che resistono alle scorrerie e alle aggressioni dei gruppi e degli Stati imperialisti della CI;

3. il ruolo crescente della Repubblica Popolare Cinese come maggior concorrente commerciale, finanziario e politico della CI e in particolare degli USA, la cui posizione alla testa della CI sempre più poggia principalmente sulla loro forza militare e sulla NATO. La RPC è a livello mondiale il maggiore sostegno economico e monetario per tutti gli Stati e i gruppi che resistono alle scorrerie e alle aggressioni dei gruppi e degli Stati imperialisti della CI;

4. l’opera crescente di devastazione economica e ambientale, di aggressione militare diretta o per interposti “signori della guerra” locali e di disgregazione sociale condotta da parte dei gruppi e Stati imperialisti nei paesi oppressi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina, dove abita la parte maggiore dell’umanità. Decine di milioni di persone si sono riversate e si riversano nelle periferie urbane del proprio o di altri paesi, nei campi profughi e in altre zone più o meno abitate; una piccola parte cerca di raggiungere i paesi imperialisti e di crearsi una nuova vita, scontrandosi con la crescente mobilitazione reazionaria;

5. il ruolo crescente assunto dallo Stato sionista d’Israele nel sistema delle relazioni internazionali, come promotore di imprese di infiltrazione e disgregazione degli Stati che resistono alle scorrerie dei gruppi e degli Stati imperialisti e di quelli che potrebbero ostacolare la colonizzazione sionista del Medio Oriente.

*****


Sviluppare in ogni settore della popolazione operazioni specifiche contro la guerra richiede che curiamo con attenzione particolare quattro aspetti.

1. Sviluppare l’iniziativa di ogni organismo partendo dal livello a cui è, facendo leva sul suo lato positivo, mobilitando e rafforzando in ognuno la sinistra e tenendo conto delle classi di cui è espressione e portavoce. Il movimento contro la guerra è variegato, gli organismi e i singoli che lo promuovono o vi contribuiscono sono numerosi e molto diversi per caratteristiche, obiettivi, parole d’ordine, metodi di lotta, classi sociali di cui sono espressione. Comprende non solo partiti, gruppi e singoli esponenti del movimento comunista per come è oggi, organizzazioni anarchiche, comitati contro la guerra, contro singole aziende produttrici di armi, contro le basi militari e contro la presenza USA-NATO del nostro paese (che in regioni come la Sardegna e la Sicilia ha le dimensioni di una vera e propria occupazione), movimenti ambientalisti, sindacalismo di base, reti per la pace e il disarmo, ma anche associazioni di vario genere e tipo (Medicina Democratica, ARCI, ANPI, Pax Christi, ecc.: da quelle più legate al movimento comunista a quelle legate a doppio filo al polo PD delle Larghe Intese, fino all’associazionismo cattolico), la CGIL, sinceri democratici della società civile, esponenti della sinistra borghese e aggregazioni da essi promosse, esponenti del M5S e di Sinistra italiana, alti ufficiali in pensione, esponenti della classe dominante. Non bisogna partire dalla “purezza rivoluzionaria” di promotori e partecipanti, ma ricavare da quello che fanno quanto più è possibile per far avanzare la mobilitazione delle masse popolari nella rivoluzione che promuoviamo, fare in modo che le loro azioni giovino alla nostra causa quali che siano le loro intenzioni, aspirazioni e ambizioni, spingerli a fare quello che più giova alla rivoluzione socialista. A seconda della natura dell’organismo e del singolo con cui abbiamo a che fare, bisogna portarlo fino a dove riusciamo per rafforzare il campo delle masse popolari o per indebolire il campo nemico, crearvi scompiglio, allargare le divisioni al suo interno.

2. Rafforzare i centri promotori delle mobilitazioni contro la guerra direttamente espressione delle masse popolari come il CALP di Genova, il No MUOS di Niscemi, A Foras in Sardegna, No alla base né a Coltano né altrove a Pisa e il coordinamento tra di essi. Le masse popolari diventano via via più combattive man mano che si rendono conto per esperienza diretta di avere un centro che le mobilita con una linea che le porta a strappare vittorie, a fare passi avanti.

3. Sviluppare il ruolo degli operai e degli altri lavoratori. La classe operaia (i lavoratori delle aziende capitaliste) è l’attore principale della rivoluzione socialista. Ad essa, a svolgere un ruolo simile, vanno aggiunti i lavoratori delle aziende e istituzioni pubbliche. Non vuol dire che è possibile condurre la rivoluzione socialista fino alla vittoria senza mobilitazione del resto del proletariato, quello precario, disoccupato o altrimenti disperso in piccole imprese artigiane autonome ma in realtà dipendenti in mille forme dalle banche, dalle grandi imprese industriali o di distribuzione, dalla Pubblica Amministrazione. Significa che la classe operaia è la principale forza di massa che muove il resto.

*****

Il generale Roberto Vannacci e il tenente colonnello Fabio Filomeni nel 2018 hanno depositato una denuncia alla Procura di Roma per le evidenti omissioni di informazioni e di tutele dei militari italiani inviati in missione in Iraq che hanno provocato tumori e leucemie tra le truppe: sono l’esempio di cosa possono fare quegli alti ufficiali delle Forze Armate che hanno avuto ruoli di comando e responsabilità nelle missioni militari italiane all’estero e che hanno negato gli effetti dell’uranio impoverito sui militari italiani e i civili dei popoli bombardati per evitare di essere chiamati in causa nella lotta che nel nostro paese più di 8.000 militari italiani ammalati a seguito della contaminazione da nanopolveri all’uranio impoverito stanno conducendo contro il Ministero della Difesa, ma ora vogliono smettere di essere compiacenti con il sistema di guerra criminale della NATO a guida USA.

*****

4. Orientare ogni organismo e singolo contro il governo Meloni, per cacciare il governo della guerra, dell’economia di guerra, della sudditanza agli imperialisti USA e della corsa al riarmo e per costituire un governo di emergenza popolare.

A un recente dibattito contro la guerra che si è tenuto a Firenze, un esponente dell’USB ha detto che per farla finita con la guerra bisogna uscire dalla NATO e per uscire dalla NATO bisogna cacciare il governo Meloni: tutto giusto, ma cacciare il governo Meloni e poi? Bisogna usare ogni occasione, ogni spunto, ogni appiglio per mostrare che ogni parola d’ordine generale e particolare deve essere legata all’obiettivo di costituire un governo che abbia la volontà e la forza di tradurla nella pratica, altrimenti resta campata in aria oppure prelude a una lista dal programma “popolare” e molto “di sinistra” ma velleitaria per le prossime elezioni, europee, amministrative e politiche che siano.


Le masse popolari hanno la forza per porre fine alla partecipazione del nostro paese alla guerra USA-NATO. La useranno e acquisiranno più fiducia in se stesse man mano che vedranno gli effetti delle loro prime operazioni contro la partecipazione alla guerra. Ai loro esponenti d’avanguardia spetta il compito di mostrarli.

Ernesto V.