La Voce 74 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXV - luglio 2023

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Quattro note sulla questione del potere

Nell’ambito della strategia della guerra popolare rivoluzionaria, da quando la crisi generale del capitalismo è entrata nella sua fase acuta e terminale (2008) il (n)PCI attua la linea tattica del Governo di Blocco Popolare (GBP): creare le quattro condizioni necessarie affinché i vertici della Repubblica Pontificia provvisoriamente, in attesa di riprendere il sopravvento, si rassegnino (analogamente a come nel 2018 si erano rassegnati all’accesso del M5S al governo) a che le organizzazioni operaie e popolari costituiscano un proprio governo d’emergenza, composto da persone di loro fiducia, che opera grazie al sostegno delle organizzazioni operaie e popolari stesse e fa fronte agli effetti più gravi della crisi con provvedimenti di emergenza da esse indicati come necessari e sintetizzati nelle sette misure generali del GBP.(1) È la linea di far avanzare la rivoluzione socialista ponendo rimedio, sia pure temporaneo e precario, agli effetti più gravi della crisi che colpiscono le masse, quindi risponde ai loro interessi immediati e facilita la loro mobilitazione e organizzazione. Questa linea resta valida benché con il passaggio da Draghi a Meloni (cioè con l’operazione “elezioni settembre 2022”) i vertici della Repubblica Pontificia abbiano optato, sia pure con esitazioni, a favore della mobilitazione reazionaria delle masse popolari: se questa opzione si dispiegherà noi comunisti dovremo cambiare linea tattica. Non è ancora deciso quale delle due vie (mobilitazione rivoluzionaria o mobilitazione reazionaria) imboccheranno le masse popolari del nostro paese, quindi noi dobbiamo tener conto che entrambe sono possibili e lottare con decisione perché imbocchino la prima.


1. Per le quattro condizioni e le sette misure del GBP vedasi Avviso ai Naviganti n. 7 del 16 marzo 2012 e VO 71 - luglio 2022.


La linea del GBP implica attività e linee particolari finalizzate a estendere e rafforzare la mobilitazione delle masse popolari contro la borghesia, allargare la loro organizzazione e orientare organismi operai e popolari verso la formazione di un loro governo d’emergenza: questo è il primo aspetto del nostro lavoro. Un secondo aspetto di esso consiste nell’elevare il ruolo del movimento comunista cosciente e organizzato partendo da come è attualmente: in questa fase vuol dire in particolare far valere che il compito specifico dei comunisti è dare un obiettivo politico (cioè di potere, di governo) alla crescente mobilitazione delle masse popolari. Scontato? Mica tanto. Si tratta di condurre una lotta ideologica multiforme per superare e farla finita con tendenze dure a morire nei partiti comunisti dei paesi imperialisti. È nella loro tradizione non concepire altro ruolo che quello di oppositori e di promotori della protesta popolare per indurre la classe dominante a non esagerare e a tener conto anche delle necessità delle masse oppure, per quelli che osano di più, contare che questo susciti una sollevazione popolare generale (“la rivoluzione che scoppia”). Non concepire altra via per andare al governo che quella di vincere le elezioni oppure disinteressarsene. Non avere idea di come dirigere un paese imperialista, prendendo in mano il governo e avanzando fino a instaurare il socialismo. Qui di seguito quattro note utili per ragionare sulla questione.


1. Cosa vuol dire dirigere il paese con il GBP? Nei paesi imperialisti i gruppi che compongono la classe dominante definiscono linee d’azione, orientamenti e misure in organismi informali nazionali e sovranazionali (Bilderberg, Trilateral, Aspen Institute, ecc.). Il gruppo che prevale le fa passare nel Parlamento e negli altri organi istituzionali ufficialmente preposti e poi muove lo Stato e la Pubblica Amministrazione ad attuarle.

Con un governo di emergenza popolare linee d’azione, orientamenti, misure anziché negli organismi informali della borghesia vengono messi a punto in organismi costituiti da organizzazioni operaie e popolari e partiti del fronte anti Larghe Intese. Poi si tratta di muovere lo Stato con la sua Pubblica Amministrazione ad attuarle, rimuovendo gli individui irriducibilmente ostili (vedi la settima misura generale del GBP) e facendo leva sul fatto che già oggi nei Ministeri e nella Pubblica Amministrazione ci sono lavoratori dipendenti, dirigenti intermedi e alti funzionari: i lavoratori dipendenti sono direttamente favoriti nei loro interessi dal GBP, tra i dirigenti intermedi e persino tra gli alti funzionari ce ne sono di preoccupati e malcontenti per come vanno le cose. Si tratta di mobilitare le organizzazioni operaie e popolari a indicare caso per caso al GBP i provvedimenti particolari e concreti che deve adottare, a far attuare i provvedimenti che il GBP adotta e ad attuarli direttamente quando i funzionari pubblici recalcitrano ad attuarli, a stroncare le manovre a cui certamente i gruppi più reazionari e criminali della borghesia, del clero e dei loro accoliti, complici e alleati ricorreranno per boicottare e sabotare l’azione del GBP.


2. Il ruolo delle elezioni. Nei paesi imperialisti le elezioni sono un ingrediente del teatrino della politica borghese, servono a dare un’investitura popolare alla combinazione di forze politiche a cui le fazioni della classe dominante si sono accordate di affidare il governo del paese. Manifestazione della crisi del sistema di potere della borghesia è che le diverse fazioni della classe dominante faticano sempre più ad accordarsi (crescono le divisioni al loro interno) e che le elezioni servono sempre meno al loro scopo: anche se non hanno ancora osato abolirle, le blindano o le bypassano (vedi Monti nel 2011 e Draghi nel 2021) oppure ancora ne “aggiustano” i risultati. Nel suo libro Stupid White Men (Mondadori, 2004), un sincero democratico come Michael Moore descrive nel dettaglio il “colpo di Stato molto, molto americano” avvenuto in occasione delle elezioni USA del 7 novembre 2000, in cui George W. Bush (candidato dei Repubblicani) vinse per una manciata di voti su Al Gore, candidato dei Democratici.

Prima delle elezioni. Nell’estate del 1999 Katherine Harris, copresidente della campagna presidenziale di G.W. Bush e segretario di Stato della Florida, responsabile delle elezioni, in accordo con Jeb Bush, governatore della Florida e fratello di George W., paga 4 milioni di dollari alla Database Tecnologies perché passi al vaglio gli elenchi degli elettori della Florida e rimuova chiunque sia “sospettato” di essersi macchiato di qualche crimine. In Florida, infatti, per legge gli ex criminali non possono votare: significa che al 31 % di tutti i neri della Florida è proibito votare perché le loro fedine penali sono macchiate da qualche crimine. I neri della Florida, nella stragrande maggioranza, votano democratico. Harris, Bush e soci danno istruzione alla Database Tecnologies di includere nella lista dei non aventi diritto al voto anche persone con nomi simili a quelli dei criminali veri e propri o con la stessa data di nascita o con numeri di tessera della previdenza simili. In questo modo tolgono dalle liste elettorali 173.000 persone: non solo pregiudicati neri, ma anche migliaia di cittadini che non avevano mai commesso un crimine nella loro vita insieme a migliaia di altri possibili elettori che avevano commesso semplici infrazioni.

Altri 8.000 cittadini della Florida sono stati cancellati dalle liste elettorali sulla base di una lista di pregiudicati fornita dallo Stato del Texas, lista che poi è risultata comprendere persone che avevano scontato la pena e riottenuto tutti i loro diritti politici e altri che avevano commesso violazioni minori, come aver parcheggiato in sosta vietata.

L’ultima mossa è stata, a poche ore dall’inizio del voto, di sollecitare tutti i distaccamenti militari all’estero perché rastrellassero tutti i voti che potevano essere ancora inespressi (i militari per lo più votano repubblicano), voti che sono affluiti a migliaia.

Durante le elezioni. In diversi distretti delle zone più nere della Florida i locali destinati ai seggi sono stati presidiati da poliziotti che hanno allontanato quanti erano sulla lista stilata dalla Database e minacciato di arresto chi si azzardava a protestare.

Dopo le elezioni. Mentre il conteggio era ancora in corso e c’era confusione sul risultato, su iniziativa del responsabile del programma sull’esito delle elezioni (John Ellis, cugino di George W. e di Jeb Bush) la Fox News Channel è andata in onda dichiarando che George W. Bush aveva vinto in Florida e di conseguenza anche le elezioni. Le altre reti televisive l’hanno seguita.

Per quanto riguarda i voti dall’estero, la legge della Florida dice che possono essere contati solo se sono stati espressi e debitamente firmati il giorno delle elezioni o prima, timbrati e spediti da un altro paese entro il giorno delle elezioni. Quando dal conteggio diventa evidente che il vantaggio di Bush si sta riducendo, Harris manda ai comitati elettorali una nota in cui dice che le schede dei voti dall’estero “non devono necessariamente essere timbrate il giorno delle elezioni o prima” e, quando i Democratici chiedono il rispetto della legge sul conteggio dei voti all’estero, i Repubblicani scatenano una campagna stampa per far sembrare che i Democratici vogliano impedire di votare “a uomini e donne che rischiano la vita per il loro paese”.

I Democratici chiedono il riconteggio dei voti della Florida. Quando emerge che i riconteggi stavano dando risultati favorevoli a Gore, interviene la Corte Suprema e li blocca.


3. I colpi di Stato dall’alto che non si vedono. In questo articolo, pubblicato su il Fatto Quotidiano del 12 giugno 2023, Fabio Scuto spiega: “Ci sono due tipi principali di colpi di stato nella storia.

Un tipo è il ‘colpo di stato dal basso’, ed è il tipo più facile da individuare. In una repubblica delle banane, un generale assetato di potere decide di prendere il controllo. Una mattina presto i cittadini si svegliano e trovano carri armati per le strade della capitale, un battaglione corazzato circonda il Parlamento, sparando proiettili contro l’elegante edificio in marmo. Una compagnia di paracadutisti irrompe nella casa del premier, lo ammanetta e lo imprigiona in una prigione militare. Nel frattempo, una seconda compagnia di parà si impadronisce di tv e radio e alle 8 del mattino i cittadini terrorizzati accendono i televisori per scoprire il generale col petto coperto di medaglie d’oro annunciare con voce autorevole che, ‘per il bene del popolo’, sta prendendo il potere nel Paese. Se pensiamo a un colpo di stato, pensiamo a questo scenario.

Ma c’è un altro tipo molto comune nella storia: un ‘colpo di stato dall’alto’. È più difficile da individuare. Un “colpo di stato dall’alto” si verifica quando un governo che è salito al potere in modo perfettamente legale, vìola le restrizioni che la legge gli impone e cerca di ottenere un potere illimitato. È un trucco molto antico: prima usa la legge per ottenere il potere, poi usa il potere per distorcere la legge. A prima vista, tutto sembra normale. Non ci sono tank per le strade, e nessun generale con la divisa piena di medaglie interrompe le trasmissioni televisive. Il colpo di stato avviene a porte chiuse, con l’approvazione di leggi e la firma di decreti che rimuovono tutti i vincoli al governo e smantellano tutti i controlli e gli equilibri. Naturalmente, il governo non dichiara che sta compiendo un colpo di stato. Afferma solo che sta approvando alcune riforme tanto necessarie, ‘per il bene del popolo’. È già successo in Polonia, in Ungheria e in Turchia e sta accadendo ora anche in Israele. Succederà anche in Italia?”.


4. Lo spoils system del governo Meloni. Su incarico del Comitato Centrale, ho fatto una ricerca sulle nomine attuate da Giorgia Meloni e dal suo gruppo. Sono operazioni contro i concorrenti dei due poli delle Larghe Intese, compresi quelli del polo Berlusconi-Lega. Con esse Meloni e complici estromettono dalla Pubblica Amministrazione (tra cui INPS, INAIL, ecc.), dalle Forze Armate e dalle Forze dell’Ordine, dalla Magistratura e da altre istituzioni pubbliche (enti, Banca d’Italia e banche pubbliche, imprese statali, regionali e comunali pubbliche e miste, associazioni di categoria e sindacali, ecc.) gli alti funzionari e i dirigenti non affidabili e li sostituiscono con individui propri o affidabili (o li isolano in attesa di estrometterli o convertirli). Per noi si tratta di capire se il fervore con cui Meloni e il suo gruppo stanno facendo lo spoils system può preludere a un golpe bianco (stile “leggi fascistissime” del 1926). Ho preso in esame le venti aziende pubbliche più grandi e alcune controllate, verificando chi era in scadenza e chi no e cosa tali cambiamenti comportano nei rapporti tra Meloni-Salvini-Tajani e altri personaggi tipo Giorgietti, ecc.

Dalla ricerca emerge quanto segue.

1. Il governo Meloni ha sostituito solo dirigenti il cui mandato era in scadenza (i mandati durano tre esercizi, per cui di norma i vertici si aggiornano ogni tre anni, salvo variazioni dovute a nomine in altri enti, dimissioni o altro), senza grosse forzature. Ma d’altra parte non aveva bisogno di farne perché il grosso dei mandati erano in scadenza. Si è avvalso e ha continuato l’opera di Draghi: quest’ultimo era stato più spregiudicato, nel senso che non aveva solo sostituito con persone di propria fiducia i dirigenti i cui mandati erano in scadenza, ma aveva anche commissariato aziende e fatto dimettere alcuni dirigenti

2. Molti dei dirigenti con mandato in scadenza (es. Pasquale Tridico dell’INPS, che era stato uomo chiave per il Reddito di Cittadinanza) erano stati nominati dai governi M5S. Tutti i dirigenti in quota M5S sono stati sostituiti con uomini di fiducia di Fratelli d’Italia, idem per quelli in quota PD. Qualche renziano invece è stato lasciato al suo posto.

3. Rispetto agli altri partiti del centrodestra, Fratelli d’Italia ha fatto pesare la sua attuale forza facendo asso pigliatutto e dando briciole a Forza Italia e qualche nomina alla Lega (meno di quelle che Salvini pretendeva).

4. Sul fronte interno Fratelli d’Italia è stato attraversato dallo scontro tra due correnti: da un lato lo stato maggiore meloniano (il gruppo degli ex di Alleanza Nazionale-AN), dall’altra il gruppo che fa riferimento a Guido Crosetto. Gli uomini nominati dal primo gruppo sono di corrente e fedelissimi (e sono la maggioranza delle nomine fatte da FdI); quelli nominati dal secondo gruppo provengono principalmente dalle Forze Armate, dai Servizi Segreti e dall’industria bellica. Ne sono esempi i generali della Guardia di Finanza Zafarana (Eni), Lasco (condirettore Poste Italiane) e Della Volpe (Acquirente Unico), ma anche la proposta del produttore di missili Lorenzo Mariani per la Leonardo (su cui c’è stato uno scontro tra Crosetto e Meloni).

5. Dall’analisi delle nomine scadute emerge che il governo Conte 1 ha usato poco lo spoil system, si è limitato a cambiare i pochi dirigenti che erano in scadenza e ha avuto difficoltà a trovare accordi con la Lega (che ha avuto gioco facile a riempire i consigli di amministrazione di propri uomini e dividersi le nomine dei vertici con il M5S). Cosa simile è avvenuta con il PD (governo Conte 2), con la differenza che le nomine in scadenza erano più numerose rispetto all’anno precedente.

In totale il governo Meloni ha fatto 610 nomine in 105 società; se consideriamo anche quelle con dirigenti il cui incarico scade nel 2024, le società salgono a 135. Meloni e soci hanno rimpiazzato dirigenti in scadenza con propri uomini, non hanno svolto un’azione sistematica di rimozione di uomini ostili o non affidabili. Se reggono, tra il 2023 e il 2024 avranno però sostituito la stragrande maggioranza dei vertici con uomini di fiducia della vecchia AN e con vertici militari (oltre a qualche nomina per gli alleati di governo).


Sia le considerazioni sul “colpo di Stato dall’alto” sia l’inchiesta sullo spoil system del governo Meloni portano alla conclusione che per il prossimo futuro del nostro paese non dobbiamo escludere un salto nella mobilitazione reazionaria. Attuando la linea del GBP facciamo avanzare la rivoluzione socialista e preveniamo anche il successo della mobilitazione reazionaria.

Rosa L.