Ritorna all'indice de La Voce 29 /-/ Ritorna all'indice completo dei numeri de La Voce
Difensiva strategica e tattica offensiva:
criteri, principi e secondo fronte di lotta
La rivoluzione la si organizza
“La strategia politica,
come la tattica, si occupa del movimento operaio. Ma nello stesso
movimento
operaio troviamo due elementi: l’elemento oggettivo, ovvero spontaneo e
l’elemento soggettivo, ovvero cosciente.
L’elemento oggettivo,
spontaneo, è dato da quell’insieme di processi che si svolgono
indipendentemente dalla volontà cosciente e regolatrice del
proletariato. Lo
sviluppo economico del paese, lo sviluppo del capitalismo, il crollo
del
vecchio regime, i movimenti spontanei del proletariato e delle classi
che gli
stanno attorno, i conflitti di classe, ecc., sono tutti fenomeni il cui
sviluppo non dipende dalla volontà del proletariato; essi
rappresentano
l’aspetto oggettivo del movimento. La strategia non può
intervenire in questi
processi, giacché non può né abolirli né
modificarli; può soltanto tenerne
conto e prenderli come punto di partenza. L’elemento oggettivo è
il campo che
costituisce oggetto di studio per la teoria e per il programma
marxista. (1)
Ma il movimento ha
anche un aspetto soggettivo, cosciente. L’aspetto soggettivo del
movimento è il
riflesso nella mente degli operai dei processi spontanei del movimento,
è il
movimento cosciente e sistematico del proletariato verso un obiettivo
preciso.
Questo aspetto del movimento è interessante per noi precisamente
perché, a
differenza dell’aspetto oggettivo, dipende interamente dall’azione
direttiva
della strategia e della tattica.
Se la strategia non è
in grado di modificare alcunché nel corso dei processi oggettivi
del movimento,
invece qui, quando si considera l’aspetto soggettivo, cosciente del
movimento,
il campo di applicazione della strategia è vasto e multiforme,
giacché essa, la
strategia, può accelerare o rallentare il movimento,
indirizzarlo per la via
più breve o deviarlo sulla via più difficile e dolorosa,
a seconda dei pregi o
dei difetti della strategia stessa.
Accelerare o rallentare
il movimento, favorirlo o intralciarlo: questi sono i limiti e il campo
di
applicazione della strategia e della tattica politica (…).
Il compito più
importante della strategia consiste nel determinare qual è la
direzione
principale che il movimento della classe operaia deve seguire, quale
offre
maggiori vantaggi al proletariato per vibrare all’avversario il colpo
principale al fine di conseguire gli obiettivi posti dal programma. Il
piano
strategico è il piano di organizzazione del colpo decisivo (…).
Determinare la
direzione del colpo principale significa predeterminare il carattere
delle
operazioni per tutto il periodo della guerra e quindi predeterminare
per i nove
decimi le sorti di tutta la guerra. Questo è il compito della
strategia.”
Così il compagno Stalin
nel suo scritto La questione della strategia e della tattica dei
comunisti
russi (Opere Complete, vol. 5 Edizioni Rapporti Sociali)
sintetizza
il ruolo centrale che ricopre la strategia nella lotta per il
socialismo,
confermando il principio leninista che “la rivoluzione la si
organizza”.
Il piano strategico che
il (n)PCI ha elaborato per fare dell’Italia un nuovo paese socialista
è la
Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata (GPRdiLD). Il bilancio
dell’esperienza compiuta principalmente nei paesi imperialisti
durante
la prima ondata della rivoluzione proletaria, dimostra chiaramente che
questa è
la strategia per arrivare al socialismo sia nei paesi imperialisti, sia
in
quelli oppressi (dove essa ha però come obiettivo la rivoluzione
di nuova
democrazia). (2)
Per accumulare forze in
questa fase della GPRdiLD (la fase della difensiva strategica) e creare
il
Fronte delle forze rivoluzionarie, il (n)PCI si è dotato del
Piano Generale di
Lavoro (PGL), attraverso cui opera simultaneamente (in
proporzione alle
sue forze) sui quattro fronti di lotta.
Criterio generale
dell’azione in questa fase della GPRdiLD è: essere
strategicamente sulla
difensiva, ma tatticamente all’offensiva, avere l’iniziativa in mano.
Cosa significa?
Per comprendere bene
questo criterio bisogna analizzarlo alla luce delle “due gambe”
(intervento
nelle masse popolari e intervento nelle contraddizioni del nemico).
Esso
infatti si traduce in:
1. utilizzare tutte le
occasioni, tutti gli ambiti per sviluppare un nostro intervento nelle
masse
popolari per accumulare forze e far crescere il Nuovo Potere;
2. operare per impedire
al nemico di concentrare tutte le sue forze contro di noi, evitare lo
scontro
frontale, sfruttare a nostro vantaggio il “tallone d’Achille” del
regime di
controrivoluzione preventiva (le masse popolari), sfruttare a nostro
vantaggio
le contraddizioni presenti nel campo borghese per ostacolare e
rallentare
l’unificazione delle varie formazioni intorno ad un’unica linea
repressiva con
cui fronteggiare il Nuovo Potere e, quindi, guadagnare tempo per
accumulare
forze rivoluzionarie.
La tattica e le
operazioni tattiche ricoprono quindi un ruolo centrale. “La tattica
è una parte
della strategia, alla quale è subordinata e alla quale serve. La
tattica non si
occupa della guerra in generale, ma dei suoi singoli episodi, delle
battaglie,
dei combattimenti. Se la strategia mira a vincere la guerra o a
condurre a
termine, per esempio, la lotta contro lo zarismo, la tattica,
viceversa, mira a
vincere determinate campagne, determinate azioni più o meno
corrispondenti alla
situazione concreta della lotta in ogni momento specifico. Il compito
più
importante della tattica è quello di determinare le vie e i
mezzi, le forme e i
metodi di lotta che corrispondono nel modo migliore alla situazione
concreta
esistente in un determinato momento e che preparano nel modo più
sicuro i
successi strategici.” (Stalin, scritto già citato).
Per valutare quanto una
tattica sia corrispondente e funzionale agli obiettivi strategici e ai
compiti
che il (n)PCI si è prefissato (e quindi contrastare il
tatticismo fine a se
stesso e, allo stesso tempo, l’analisi soggettivista e unilaterale dei
risultati conseguiti nella determinata operazione tattica) bisogna
mettere in
relazione l’operazione tattica (sia nella sua elaborazione, sia nella
sua
attuazione, sia nella sua valutazione in fase di bilancio) con la linea
generale del (n)PCI: “unirsi strettamente e senza riserve alla
resistenza
che le masse popolari oppongono e opporranno al procedere della crisi
generale
del capitalismo, comprendere ed applicare le leggi secondo cui questa
resistenza si sviluppa, appoggiarla, promuoverla, organizzarla e fare
prevalere
in essa la direzione della classe operaia fino a trasformarla in lotta
per fare
dell’Italia un nuovo paese socialista, adottando come metodo principale
di
lavoro e di direzione la linea di massa”.
La strategia dirige la
tattica, la linea del (n)PCI orienta la strategia: per essere
funzionale alla
vittoria, la strategia deve essere espressione coerente della linea
generale,
che a sua volta è il frutto dell’analisi concreta della
situazione concreta e
del bilancio dell’esperienza.
Il Manifesto
Programma del (n)PCI sintetizza la linea e la strategia del Partito
e
illustra la concezione e l’analisi su cui esse poggiano: il MP, quindi,
è innanzi
tutto lo strumento che orienta la guerra che stiamo conducendo. Il
MP è
uno strumento di guerra.
Esso è il punto di
arrivo del percorso di elaborazione e sperimentazione portato avanti
per più di
vent’anni dalla “carovana” del (n)PCI. Allo stesso tempo è un
punto di
partenza:
1. per rafforzare
l’unità ideologica del Partito: un’armata rivoluzionaria
vincente è un’armata
che è unita dalla stessa concezione e visione strategica;
2. per condurre, grazie
a questa superiore unità ideologica che via via andrà
costruendosi, un maggior
numero di operazioni tattiche sui quattro fronti del PGL, alla luce del
principio “strategia ferma e tattica flessibile”.
Questi due aspetti sono
centrali per avanzare nell’accumulazione di forze rivoluzionarie e
nella costruzione
del Nuovo Potere.
Per condurre
efficaci e numerose battaglie tattiche sui quattro fronti di lotta del
PGL è
molto importante fare il bilancio dell’esperienza accumulata in questi
anni e,
anche, studiare l’esperienza accumulata dai comunisti negli altri
paesi. La
politica rivoluzionaria è infatti una scienza. Come tutte le
scienze poggia
sullo studio dei fenomeni, sull’elaborazione di leggi,
sull’applicazione (e
verifica) di queste nella pratica attraverso esperimenti, sullo
sviluppo di
bilanci attraverso cui perfezionare le leggi elaborate e formulare
nuovi e
superiori criteri e principi.
Alcune riflessioni
sull’esperienza nepalese
Il Partito Comunista
del Nepal (maoista) offre a tutto il movimento comunista un ricco
bagaglio di
esperienza fresca a cui attingere rispetto alla combinazione della
tattica con
la strategia. Lo studio scientifico e senza preconcetti da “duri e
puri” della
GPRdiLD che il PCN(m) sta conducendo permette di ricavare nuovi e
superiori
principi da applicare poi nella situazione concreta del loro paese.
L’esperienza nepalese
evidenzia cinque aspetti centrali della politica rivoluzionaria:
1. conferma che la
“rivoluzione la si organizza”: senza un piano strategico fatto “a
tavolino”
tenendo conto dell’analisi concreta della situazione concreta (quindi
alla luce
del Materialismo Dialettico, concezione del mondo, metodo di conoscenza
e guida
per l’azione dei comunisti) non è possibile accumulare forze e
quindi avanzare
nella GPRdiLD; (3)
2. conferma che la
GPRdiLD è principalmente la mobilitazione, la formazione e
l’accumulazione di
forze intorno al partito comunista contro la borghesia imperialista
(lotta tra
i due poteri): la direzione deve sempre spettare alla politica e non
alle armi,
come invece sostengono i militaristi vecchi e nuovi; (4)
3. conferma
l’importanza del principio “strategia ferma e tattica flessibile”: i
compagni
nepalesi nel corso della GPRdiLD che stanno conducendo combinano, in
base alla
fase, varie forme di lotta (da quella armata a quella elettorale, da
quella
sindacale a quella culturale), realizzando operazioni tattiche in tutti
quegli
ambiti che noi chiamiamo “i quattro fronti di lotta” e avendo
sempre in mano
l’iniziativa tattica sul nemico. Con la loro pratica dimostrano
che la
vittoria strategica è il salto qualitativo prodotto
dall’accumulazione
quantitativa di vittorie tattiche conseguite all’interno di una giusta
strategia.
4. conferma
l’importanza di intervenire su “due gambe” in tutti e quattro i fronti
di lotta
e nel corso di tutta la GPRdiLD: ossia sviluppare la mobilitazione
delle masse
popolari e intervenire nelle contraddizioni interne al nemico;
5. conferma
l’importanza del principio “ogni cosa ne contiene una seconda, una
terza e una
quarta: suoniamo il pianoforte con dieci dita!”, ossia l’importanza di
intervenire simultaneamente nei vari ambiti della lotta di
classe (i
quattro fronti) e anche nei vari ambiti di lotta presenti all’interno
dello
stesso fronte, sviluppando una sinergia tra questi vari ambiti e, fase
per
fase, definire alla luce dell’analisi concreta della situazione
concreta quale
di essi è principale (sia tra i quattro fronti, sia nello stesso
fronte) e su
questa base ordinare gerarchicamente i vari compiti.
L’esperienza del PCN(m)
ha quindi molti punti di contatto con la concezione strategica e
tattica che
guida il (n)PCI e che abbiamo sintetizzato nel Manifesto Programma.
In
sintesi, essa dimostra ancora una volta il carattere universale della
GPRdiLD e
conferma che lo studio scientifico dell’esperienza accumulata durante
la prima
ondata della rivoluzione proletaria e l’analisi concreta della
situazione
concreta portano a conclusioni comuni quei partiti che vanno fino in
fondo
nell’analisi traducendo in linea d’azione le conclusioni e che quindi,
pur
operando in contesti diversi, adottano il Materialismo Dialettico e il
marxismo-leninismo-maoismo come concezione del mondo, metodo di
conoscenza e
guida per l’azione.
Tattica
offensiva e secondo fronte di lotta
Analizziamo ora il
lavoro svolto sul secondo fronte del PGL del (n)PCI (intervento nella
lotta
politica borghese): questo è infatti, tra i quattro, il fronte
su cui in questi
anni abbiamo condotto il maggior numero di operazioni tattiche.
L’appello lanciato
dalla CP nel 2000 a tutte le forze comuniste, anti-capitaliste e
anti-imperialiste
del nostro paese Costituire il Fronte Popolare per la
ricostruzione
del partito comunista (FP-rpc) per partecipare alle elezioni politiche
del 2001,
(5) ha aperto la strada ad un percorso per molti aspetti nuovo nel
nostro paese
e che via via è andato definendosi sempre meglio attraverso le
irruzione nel
teatrino della politica borghese fatte da organizzazioni della
“carovana” del
(n)PCI, in particolare dal P-CARC. (6)
L’esperienza accumulata
in questi anni, (7) conferma che l’intervento nel secondo fronte
permette di
condurre moltissime operazioni tattiche per accumulare forze
rivoluzionarie (aspetto principale) e per sfruttare a nostro
vantaggio
le contraddizioni presenti nel campo borghese per guadagnare tempo per
accumulare forze (aspetto secondario).
Sul secondo fronte di
lotta del PGL l’obiettivo strategico specifico è la costruzione
del Blocco
Popolare elettorale, ossia un fronte composto dai comunisti, dagli
antifascisti, dagli anti-imperialisti, dagli anti-capitalisti, dai
sinceri democratici,
dai comitati di lotta, dalle associazioni progressiste e dalle sezioni
dissidenti dei partiti della sinistra borghese. (8)
I vari appelli per
l’unità dei comunisti che sono iniziati a circolare in
particolare dopo la
disfatta elettorale della Sinistra L’Arcobaleno, confermano la
validità
dell’analisi fatta dal (n)PCI rispetto alla crisi della sinistra
borghese e
alle forze che essa libera. Allo stesso tempo confermano che il terreno
è
favorevole alla rinascita del movimento comunista nel nostro paese e,
per
quanto riguarda il lavoro specifico sul secondo fronte, che è
favorevole per la
costruzione del BP.
Le Liste Comuniste per
il Blocco Popolare (LC-BP) alimentano la costruzione del BP elettorale.
Infatti
rafforzano con il loro esempio e con la loro influenza l’autonomia
ideologica,
politica e organizzativa degli elementi avanzati delle masse popolari
dalla
borghesia imperialista. Le LC-BP sono un “passaggio intermedio” per la
costruzione del BP elettorale.
Quest’anno le LC-BP
hanno fatto irruzione alle elezioni amministrative in alcune parti del
nostro
paese e solo per poco non si è riusciti a presentare una LC-BP
anche alle
elezioni politiche nella circoscrizione Campania 1 (e non a caso a
qualche
giorno dalla consegna delle firme è scattata, con la pretestuosa
accusa di
“spaccio di sostanze stupefacenti”, la perquisizione nella sede del
P-CARC di
Ponticelli, impegnata nella campagna elettorale). (9)
Nel comunicato CP del
25 aprile ’08, abbiamo sintetizzato così l’aspetto principale di
questa irruzione:
“Le Liste Comuniste per il Blocco Popolare
e le altre
liste comuniste hanno raccolto un numero di voti enormemente superiore
a quanto
il numero di attivisti lasciava sperare. Il numero di persone che ha
votato per
le nostre liste è superiore al numero di persone che potremmo
organizzare con
le sole nostre forze attuali. Ciò dimostra che il terreno
è fertile, che i
comunisti, organizzandosi e superando i propri limiti, recluteranno
forze
importanti in tempi relativamente brevi. Tuttavia non ci facciamo
illusioni, né
facciamo promesse che non potremmo mantenere. La lotta sarà
dura, perché grande
è l'opera che dobbiamo compiere. Ma la vittoria è sicura”.
Questo risultato è
legato alla dialettica tra due aspetti: l’aspetto soggettivo (il lavoro
svolto
dalle LC-BP) e l’aspetto oggettivo (crisi della sinistra borghese che
libera
forze e lo sviluppo della resistenza che le masse popolari oppongono
all’avanzare della crisi del sistema capitalista).
Soffermiamoci
sull’aspetto soggettivo: l’esperienza accumulata in questi anni dalla
“carovana” del (n)PCI ha permesso di andare “più a fondo”
nell’irruzione, di
avanzare con una superiore chiarezza di vedute, di osare di più
nel condurre le
operazioni tattiche su “due gambe”, di combinare meglio l’irruzione nel
“teatrino”
con il sostegno alle lotte e alle rivendicazioni delle masse popolari,
di
migliorare la propaganda per il socialismo (passando dall’essere principalmente
contro il capitalismo all’essere principalmente per il
socialismo,
illustrando cos’è e perché è possibile e
necessario), di sviluppare in modo
migliore la sinergia tra i vari ambiti di intervento e tra
concentramento di
forze e lavoro ad ampio raggio.
In sintesi,
l’esperienza accumulata ha permesso di giocare di iniziativa sulle
varie
compagini borghesi, di essere cioè all’offensiva sul piano
tattico. Questo ha
suscitato “simpatia” e “sostegno attivo” tra le masse popolari e creato
seri
problemi ai vari teatranti locali.
E’ stata fatta
un’articolata “semina”. Adesso bisogna “raccogliere”. Per far
ciò è necessario
però mettere in campo un lavoro finalizzato a sviluppare gli
aspetti positivi
che si sono delineati e, allo stesso tempo, contrastare alcune tendenze
che
ancora limitano l’offensiva tattica sul secondo fronte di lotta da
parte della
“carovana” del (n)PCI. Analizziamo alcuni dei principali limiti e
alcuni dei
principali aspetti positivi su cui riteniamo sia necessario porre
l’attenzione.
Dirige chi ha la
posizione più avanzata
Nella “carovana” del
(n)PCI c’è ancora la tendenza errata (che si esprime in forme
diverse) a
concepire le operazioni tattiche solo come operazioni contro il
nemico.
In realtà per operazioni tattiche dobbiamo intendere anche
quelle
operazioni finalizzate a raccogliere forze rivoluzionarie. Questo
errore è il
prodotto della concezione da FSRS che ancora ci portiamo dietro e che
via via
ci stiamo lasciando alle spalle: ossia passare da formazione che opera
principalmente per difendere la sua identità ad agente
trasformatore della
realtà.
Per rafforzare la trasformazione
in corso e superare questo limite che si evidenzia nelle operazioni
tattiche
condotte, è necessario approfondire l’assimilazione del
principio “nei fatti
dirige chi ha la posizione più avanzata”. Facciamo alcuni esempi
concreti,
unendo il generale con il particolare.
1. - Unità e
lotta. Ci sono ancora delle resistenze a fare delle
incursioni
nella base rossa del BP (ossia tra quei gruppi che la crisi della
sinistra
borghese libera). Per incursioni intendiamo promuovere iniziative e/o
utilizzare
a nostro vantaggio tutte le iniziative promosse da questi gruppi per
“spingerli
in avanti”, ossia per rafforzare al loro interno la sinistra, per
promuovere la
politica da fronte e la propaganda del socialismo e per illustrare il
ruolo del
BP elettorale nella lotta per il socialismo. Così facendo, facciamo
giocare
a nostro favore la resistenza o addirittura l’ostilità che
c’è da parte
della destra, e in particolare di alcuni dei dirigenti di quest’area,
nei
confronti della prospettiva che noi proponiamo (ci riferiamo a quei
dirigenti
che puntano a rifondare Rifondazione Comunista, anziché fare un
bilancio
scientifico, critico e autocritico di quell’esperienza; ci riferiamo ai
dirigenti nazionali del PCL, PdAC, Sinistra Critica che cercano di fare
steccati
a sinistra per “tenersi buoni” i loro militanti e usano l’“orticello”
illusorio
di costruire il partito comunista tramite le elezioni per eludere i
problemi
della strategia per l’instaurazione del socialismo nel nostro paese e
del
partito ad essa corrispondente.
Oscilliamo ancora tra
un atteggiamento settario e di chiusura (“è inutile intervenire,
non
comprendono nulla!”) e un atteggiamento da intergruppo che cioè
tende a
tralasciare, nascondere le differenze di concezione, linea, analisi e a
rincorrere l’unità di facciata. Ambedue le concezioni sono
errate: poggiano
sull’incomprensione della necessità dell’unità e lotta
per spingere in avanti
le cose e, quindi, su un’errata concezione della politica da fronte.
L’errore
fondamentale che si trova alla base è la non sufficiente
comprensione del fatto
che nella pratica dirige chi ha la posizione più avanzata. Come
possiamo
influenzare la sinistra presente in questi ambiti se nascondiamo le
divergenze
oppure se non interveniamo?
2. - Economicismo.
Un altro aspetto che limita l’efficacia delle nostre operazioni
tattiche
finalizzate ad accumulare forze, è la tendenza economicista che
porta ad
irrompere nel teatrino (sia durante la campagna elettorale sia fuori
dalla
campagna) senza però mettere al centro della nostra
propaganda la parola
d’ordine “fare dell’Italia un nuovo paese socialista!”. Questo è
un errore che
nasce dall’idea, contraddetta dall’esperienza storica, che le masse
possono
essere mobilitate solo (e quindi che la propaganda deve essere
incentrata) sulle
rivendicazioni immediate (casa, lavoro, ecc). In realtà
l’analisi concreta
della situazione concreta dimostra l’esatto contrario: per unire a noi
la base
rossa del BP bisogna incentrare la nostra propaganda esattamente
sulla
propaganda del socialismo, dirle quello di cui ha bisogno e non
quello che
già sa e fa. Altrimenti a cosa serve l’avanguardia?
L’avanguardia serve
principalmente perché è lo stato di sviluppo della
società divisa in classi a
richiederla: nella società divisa in classi nulla avanza in
blocco, perché
diverso è il livello di autonomia ideologica dalla classe
borghese. Anche per
quanto riguarda la propaganda del socialismo è valido quindi il
principio “nei
fatti dirige chi ha la posizione più avanzata!”. (10)
3. - Scuola di
comunismo. Analizziamo anche un terzo aspetto. Dopo aver
sferrato un
colpo su “due gambe” ai teatranti della politica locale, aver seminato
scompiglio al loro interno e suscitato simpatie tra la base rossa del
BP, si
tende a tralasciare il lavoro per rendere questa esperienza una “scuola
di
comunismo” per gli elementi avanzati che vi hanno partecipato o che
hanno avuto
modo di seguire l’incursione. In sintesi: sferriamo il colpo
mobilitando le
masse, però non sfruttiamo il colpo sferrato e il prestigio che
produce, per
formare le masse, per rafforzare la loro autonomia ideologica, politica
e
organizzativa dalla borghesia, per unirle ancor di più a noi. Il
bilancio
collettivo dell’esperienza con il più vasto numero possibile di
coloro che
hanno partecipato (o seguito) l’incursione è uno strumento molto
importante per
fare di ogni lotta una “scuola di comunismo”: questa operazione rientra
nelle
operazioni tattiche che bisogna fare per unire a noi la base rossa del
BP. Non
è una cosa “accessoria”. L’errore fondamentale che si trova alla
base è la non
adeguata comprensione che le masse popolari hanno bisogno di un nuovo
superiore
ordinamento sociale. Dal bilancio dell’esperienza bisogna passare a
impegni
superiori, differenti da compagno a compagno, a secondo della
disponibilità e
delle attitudini degli individui. Anche qui vale il principio che nei
fatti
dirige chi ha la posizione più avanzata. Perché, quindi,
sfuggire al (oppure
trascurare il) confronto con gli elementi avanzati che ci ruotano
intorno,
anziché formarli? Dal confronto noi abbiamo solo da guadagnarci!
La verità è
rivoluzionaria!
4. - “Spostare a
sinistra le FSRS”. Ci fu un tempo in cui il nostro compito
principale
era alimentare la trasformazione delle FSRS in collettivi comunisti che
avessero come obiettivo principale trasformare la realtà
anziché difendere la
loro identità. (11) Giustamente allora dicevamo che a questo
fine è necessario
sviluppare la mobilitazione delle masse popolari, anziché
perdere ore e ore in
inconcludenti “incontri bilaterali”. Solo in questo modo possiamo
infatti
rafforzare la loro sinistra interna (che oggi non ha in mano la
direzione, per
via dei limiti del movimento comunista) e quindi produrre uno
“spostamento a
sinistra” della FSRS in questione (con i tempi e modi specifici di
questo
avanzamento – che di solito sono contraddittori e lunghi). “Dirige chi
ha la
posizione più avanzata” significa quindi anche “dirige chi
riesce a mobilitare
le masse popolari seguendo una linea giusta, suscitando simpatia e
sostegno
attivo tra le masse popolari”.
A partire dal 2004 però
abbiamo spostato il centro del nostro intervento dalle FSRS agli
elementi
avanzati delle masse popolari. A differenza che nei vent’anni
precedenti, i
nostri referenti principali sono diventati gli elementi avanzati delle
masse
popolari. Il nostro obiettivo principale, quindi, non è
più “spostare a
sinistra” le FSRS, ma unire a noi il numero più vasto possibile
di elementi
avanzati.
Ci sono però dei
compagni che ancora non hanno assimilato questo concetto (o che lo
hanno assimilato
teoricamente, ma non lo traducono in azione pratica) e cercano la
mobilitazione
delle masse popolari per “spostare a sinistra” le FSRS, anziché
per unire a sé
gli elementi avanzati delle masse popolari. Questo non li mette in
condizione
di curare il lavoro di “scuola di comunismo” che bisogna invece
condurre con
quegli elementi avanzati che si sono mobilitati oppure che hanno
seguito
l’irruzione.
Questa errata
impostazione limita l’efficacia delle nostre operazioni tattiche:
accumuleremmo
molte più forze se impiegassimo le nostre energie per sviluppare
la
mobilitazione degli elementi avanzati e per unirli a noi
(anziché star dietro
alle FSRS), sfruttando al meglio il principio “dirige chi ha la
posizione più
avanzata”! (12)
Contro il
nemico, sfruttare di più lo “spostamento a sinistra”
Analizziamo ora le
operazioni tattiche condotte principalmente per creare
scompiglio nel
teatrino e sfruttare a nostro vantaggio le contraddizioni presenti tra
i
partiti borghesi. Nel condurre queste operazioni tattiche stiamo
applicando
sempre meglio la linea delle “due gambe”. (13) Per rendere ancora
più incisivi
i nostri colpi è necessario assimilare a un livello superiore e
prendere più in
considerazione il principio: “l’irruzione dei comunisti nel teatrino
produce
uno spostamento a sinistra dell’asse politico e la rincorsa a sinistra
della
sinistra borghese”. Il limite che si trova alla base del livello non
adeguato
di assimilazione e di utilizzo di questo principio risiede nella non
adeguata comprensione
del regime di controrivoluzione preventiva e del fatto che il suo
“tallone
d’Achille” sono le masse popolari. (14)
Questo porta a
oscillare da posizioni da “duri e puri” (“non bisogna avere a che fare
con i
politici borghesi, neanche per utilizzarli a nostro favore”) a
posizioni da
“amici degli amici” della sinistra borghese (“proviamo a chiedere al
consigliere del PRC se fa questo o quello, diplomaticamente e cercando
di far
valere i buoni rapporti”). In linea generale, non è che uno fa
perché noi lo
sollecitiamo. Uno fa perché noi creiamo condizioni tali che si
convince che gli
conviene fare.
In conclusione
l’esperienza dimostra che per far fare ai politicanti borghesi quello
che noi
vogliamo che facciano, è necessario sviluppare la mobilitazione
delle masse
popolari, creare lo spostamento a sinistra e, su questa base, elaborare
una
linea specifica di intervento nelle contraddizioni borghesi. Solo
attraverso la
mobilitazione delle masse popolari creiamo il rapporto di forza
necessario per
“dirigere le danze”. L’operazione tattica condotta ai ballottaggi di
Massa e
Massa/Carrara dimostra l’importanza dello spostamento a sinistra. (15)
Avanti con la
sinergia!
Come già detto, uno
degli aspetti positivi dell’irruzione delle Liste Comuniste per il
Blocco
Popolare è stata la sinergia che si è sviluppata tra i
vari ambiti di
intervento e tra concentramento di forze e lavoro ad ampio raggio.
Approfondiamo il discorso, facendo degli esempi.
Sinergia tra
diversi ambiti di lotta. I candidati delle
LC-BP durante le interviste indossavano la maglietta “Stop Giovagnoli!
No alla
persecuzione dei comunisti!”, parlavano dell’ottavo procedimento
giudiziario in
corso contro la “carovana” del (n)PCI (titolare del procedimento
è il “novello
Torquemada”, il giudice Giovagnoli) e chiamavano a partecipare
all’udienza
preliminare del 13 maggio. Allo stesso tempo, l’irruzione è
stata un momento
anche per rafforzare la mobilitazione anti-fascista portata avanti dai
compagni
già da prima della campagna elettorale (15) e per rafforzare il
sostegno alle
lotte rivendicative condotte dalle masse popolari della zona in cui le
LC-BP
hanno fatto irruzione (ad esempio a Massa la LC-BP ha messo il suo spot
televisivo autogestito a disposizione dei lavoratori in lotta contro la
chiusura
dell’EVAM).
Questi sono solo alcuni
degli esempi della sinergia tra i vari ambiti di intervento che
è stata messa
in atto durante l’irruzione. Estendere e rendere sistematica questa
sinergia
permetterà di rafforzare tutte le operazioni tattiche che
conduciamo per
irrompere nella base rossa del BP e unirla a noi, da un lato e
dall’altro per
creare scompiglio nel teatrino. Bisogna far vivere di più nella
nostra attività
l’importante principio “ogni cosa ne contiene una seconda, una terza e
una
quarta: suoniamo il pianoforte con dieci dita!”. (16)
Sinergia tra
concentramento di forze e lavoro ad ampio raggio. Da Massa/Carrara, dove ha fatto irruzione la LC-BP, in
occasione
dell’udienza preliminare del 13 maggio a Bologna contro la “carovana”
del
(n)PCI è stata organizzata una corriera per partecipare al
presidio davanti al
tribunale. Da Napoli sono state organizzate due corriere (una dal
P-CARC, una
dal Sindacato Lavoratori in Lotta – per il sindacato di classe). Questo
è un
esempio molto importante su come combinare il lavoro nei concentramenti
di
forze con il lavoro ad ampio raggio. (17) Pianificare un maggior numero
di
operazioni tattiche che combinano il lavoro nei concentramenti di forze
con il
lavoro ad ampio raggio, renderne sistematico l’uso rafforzerà
l’accumulazione
di forze e l’intervento nelle contraddizioni del nemico. (18)
Conclusioni
Dall’analisi qui
esposta emerge chiaramente la necessità di elevare la nostra
capacità di fare
analisi concreta della situazione concreta e, allo stesso tempo, la
capacità di
fare Critica-Autocritica-Trasformazione (CAT).
Per avere l’iniziativa
in mano ed essere tatticamente all’offensiva anche in una situazione di
difensiva strategica e, quindi, per riuscire ad intervenire con scienza
nelle
varie situazioni che si delineano durante l’irruzione, è
necessario imparare a
studiare la realtà e a scomporla nelle sue varie parti,
studiarle nella loro
specificità, individuare i legami che le uniscono e su questa
base tracciare la
linea di intervento.
In sintesi, adottare il
Materialismo Dialettico come concezione del mondo, metodo di conoscenza
e guida
per l’azione.
Oltre ad essere
soggetto che promuove la trasformazione, siamo però anche
oggetto della
trasformazione: per superare i nostri attuali limiti e sviluppare i
nostri
aspetti positivi, dobbiamo infatti imparare ad adottare il Materialismo
Dialettico anche per studiare noi stessi e il nostro collettivo, per
individuare le varie tendenze che ci attraversano e che attraversano il
collettivo, la loro origine, il loro percorso e su questa base porre le
basi
per una nostra elevazione, per rilanciare ad un livello superiore la
lotta tra
il vecchio e il nuovo, per trasformare la nostra mentalità e il
nostro
comportamento e quelli del nostro collettivo.
In sintesi, per avere l’iniziativa
tattica, dobbiamo elevare la nostra capacità di fare la
Critica-Autocritica-Trasformazione (CAT).
È infatti possibile
applicare con efficacia il principio “fermezza strategica e
flessibilità
tattica” solo se eleviamo la nostra autonomia ideologica dalla
borghesia. “Per
combattere il tuo nemico devi essere autonomo e indipendente da lui,
innanzi
tutto dal punto di vista ideologico, altrimenti combatti con le mani
legate”.
L’analisi concreta della situazione concreta e la CAT sono lo strumento
attraverso
cui costruiamo questa autonomia. Questo è l’obiettivo da
raggiungere in questa
fase del nostro sviluppo, per avanzare nel sentiero tracciato. E lo
raggiungeremo!
Avanti quindi compagni!
Il futuro è nelle nostre mani!
Avanzare nella CAT e
nell’assimilazione del Materialismo Dialettico, per elevarci,
migliorare la
qualità del nostro lavoro di accumulazione delle forze e
sferrare colpi sempre
più precisi al nemico!
L’autonomia ideologica
dal nemico è condizione necessaria per combatterlo con successo!
Claudio G.
Note
1. Trattandosi
di movimenti di massa, per azione
spontanea si intende quella che le masse compiono in base alla
mentalità
corrente che ogni individuo assorbe dall’ambiente e che lo guida, a
meno che
egli compia su di se un’opera di trasformazione - CAT. In proposito
vedere A.
Gramsci, Punti preliminari di riferimento per una introduzione e un
avviamento allo studio della filosofia e della storia della cultura
(QC,
vol. II, pp. 1375-1395) in Sulla filosofia e i suoi argomenti,
Edizioni
Rapporti Sociali (ndr).
2.
Sull’esperienza della rivoluzione nei paesi
imperialisti e la GPRdiLD vedere ad esempio Pietro Secchia e due
importanti
lezioni, in La Voce n. 26. Quanto all’essenza della GPRdiLD
vedere Manifesto
Programma, cap. 3.3., in particolare pag. 203. Il PGL è
illustrato in Manifesto
Programma, cap. 3.5. pag. 221.
3. Il 15
novembre 2007 il compagno Gaurav (C.P.
Gajurel) ha tenuto a Londra una conferenza sulla strategia del PCN(m),
sul
piano che era stato fatto “a tavolino” tenendo conto dell’analisi
concreta
della situazione concreta. Durante la conferenza il compagno ha
illustrato le
varie tappe che questa lotta avrebbe attraversato, il comportamento che
avrebbero assunto i partiti borghesi nepalesi e il re, gli obiettivi
che
sarebbero stati conseguiti. La pratica ha confermato quanto il compagno
Gaurav
affermava. Questo conferma ancora una volta il grave errore contenuto
nelle
analisi di quei partiti e organizzazioni che si ostinano a dire che
“non è
possibile pianificare la rivoluzione”, “non sappiamo cosa il futuro ci
riserva”, a volte facendosi forti del fatto irrefutabile che nella
realtà
possono succedere fatti imprevisti che ci obbligano a cambiare i nostri
piani.
In sintesi questi compagni 1. vedono solo l’elemento oggettivo
(spontaneo) di
cui parla il compagno Stalin nella citazione riportata all’inizio di
questo
articolo, dimenticando completamente il ruolo, la funzione, i compiti e
gli
effetti dell’aspetto soggettivo, dei comunisti; 2. ignorano o
trascurano il fatto
che anche i processi oggettivi o spontanei, naturali o sociali, si
svolgono non
a caso, per interventi arbitrari di dio o del destino, ma secondo leggi
che i
comunisti, il Partito comunista deve studiare per tenerne conto. A
questi
compagni e ai loro predecessori il compagno Mao Tse-tung ha riposto in
maniera
chiara: “Se avremo una giusta linea, avremo uomini se avremo bisogno di
uomini,
soldi se avremo bisogno di soldi, armi se avremo bisogno di armi”.
4. A
proposito dell’essenza della guerra
popolare rivoluzionaria di lunga durata, vedere Manifesto Programma,
cap. 3.3. pag. 203.
5. Vedere
l’articolo Costituire il FP-rpc
che partecipi alle elezioni politiche del 2001, pubblicato in La
Voce
n. 6.
6. E’ un
percorso per molti aspetti nuovo nel
nostro paese perché la concezione dogmatica con cui la sinistra
interna al PCI
(che aveva come suo principale esponente Secchia) ha dato battaglia ai
revisionisti moderni e la concezione estremista, soggettivista e
fortemente
influenzata dalla concezione della Scuola di Francoforte con cui
è stato
combattuto negli anni ’70 il revisionismo moderno, hanno portato ad
abbandonare
la lotta nel teatrino della politica borghese, a non utilizzarla per
accumulare
forze rivoluzionarie e a lasciare campo libero ai revisionisti moderni,
alle
altre compagini borghesi e al Vaticano. Stante questa situazione, i
comunisti
nel nostro paese per molti versi devono scoprire come irrompere nel
teatrino e
come calare nella situazione concreta del nostro paese le giuste linee
già
tracciate dall’Internazionale Comunista (vedere Rapporti Sociali
n. 35).
7. In
proposito vedere l’articolo Sul
secondo fronte di lotta - Le idee giuste vengono dall’esperienza e dal
suo
bilancio in questo numero di La Voce.
8. Nel dirigere
e condurre il lavoro sul 2° fronte,
bisogna tener presente che ci sono persone e organizzazioni che tramite
la
partecipazione alle elezioni vogliono costruire il Partito comunista (e
quindi,
tra l’altro, alle elezioni ci vanno da sole, perché dicono che
sono un mezzo
per costruire il loro Partito: PCL, SC, PdAC, PCIML, ecc.). Sbagliano
in due
sensi. 1. Perché un partito comunista costruito tramite le
elezioni sarà
inevitabilmente (quali che siano le dichiarazioni e le intenzioni,
anche
individualmente oneste), un partito elettorale, adepto della via
elettorale
(parlamentare, “democratica”) al socialismo, quindi di una via che
l’esperienza
del movimento comunista ha già dimostrato che è
fallimentare (il risultato
effettivo delle azioni di un individuo non sempre corrisponde alle sue
intenzioni, a volte le circostanze di cui non ha tenuto conto fanno
risultare
una cosa del tutto diversa da quella a cui l’individuo mirava). 2.
Perché
comunque non concluderanno granché neanche in termini di
costituzione di un
partito elettoralista e parlamentarista (come liste elettorali), non
avranno
successo (come invece lo avrà il Blocco Popolare) perché
l’esperienza già fatta
dal PCI e poi dal PRC è lì a dimostrare (a quelli che
essi vorrebbero
mobilitare per costruire quel loro partito, quindi ai loro stessi
attivisti)
che la via da loro proposta e perseguita è un fallimento. Chi
oggi vuole cominciare
da dove il PCI (e la sua prosecuzione, il PRC-PdCI) è finito,
è
destinato a vegetare senza raggiungere, neanche da lontano, la forza
sia pure
solo elettorale, solo parlamentare, del PCI (nel 1976 alle elezioni
europee
ebbe più di 10 milioni di elettori, più della DC). Non
arriverà a svolgere
(neanche da lontano e sia pure per la borghesia) il ruolo che ha svolto
il PCI.
Possono parlare (Rete dei Comunisti, PCL, ecc. ecc.) quanto vogliono di
“sponda
politica”, di “sponda istituzionale”, di “sponda parlamentare” delle
lotte
delle masse popolari. Ma il PCI ha svolto questo ruolo (dimostratosi a
lungo
andare fallimentare, truffaldino, rovinoso per il movimento comunista e
le
masse popolari) perché il periodo si prestava e perché ha
usato (e dilapidato)
in questo ruolo il patrimonio di forza che aveva accumulato
precedentemente,
nella lotta contro il fascismo, nella Resistenza e nella lotta (dei
primi anni
dopo la Resistenza) contro il regime DC. Chi vuole incominciare dalla
sua fine,
da dove il PCI è finito, non riuscirà neanche a questo.
Sarà la ripetizione
farsesca della tragedia già consumata.
9. Il mensile Resistenza
del P-CARC ha dato
la possibilità di far conoscere, ai compagni del movimento
comunista del nostro
paese che sono interessati a comprendere e che non sono rinchiusi nelle
riserve
indiane dell’astensionismo di principio tipico dei “duri e puri” (in
proposito
vedere Comunicato CP del 25 marzo ’08), le varie iniziative che sono
state
messe in campo dalle LC-BP. Questo ha creato le condizioni per
alimentare lo
scambio di esperienze finalizzato al rafforzamento della lotta in corso
nel
nostro paese per l’affermazione di una giusta concezione e di una
giusta
pratica della politica rivoluzionaria. Ringraziamo quindi la redazione
del
mensile e, allo stesso tempo, invitiamo tutti i compagni interessati ad
approfondire l’esperienza delle LC-BP, a leggere Resistenza.
10. Le FSRS
economiciste che fino a ieri dicevano
che alle masse non bisognava parlare di ricostruzione del partito
comunista,
oggi, che la necessità di ricostruire il partito comunista
è largamente
riconosciuta, vengono messi dai fatti davanti all’erroneità
della loro
posizione. Anziché fare autocritica e raddrizzare il tiro, che
cosa fanno?
Dicono che, adesso che tutti parlano della necessità di
ricostruire il partito
comunista, non bisogna parlare di socialismo! Questi compagni
dovrebbero
chiedersi: perché e grazie a chi oggi tutti parlano della
necessità di
ricostruire il partito comunista? Grazie alla sinistra borghese, forse?
O al
padre eterno? Ovviamente la stessa domanda devono porsela i vari
Ferrando,
Grisolia, Turigliatto, Cannavò e Ricci, che si ostinano, da
buoni trotzkisti, a
nascondere alle masse l’obiettivo del socialismo, a denigrare
l’esperienza dei
primi paesi socialisti e del movimento comunista e a spacciare
piattaforme
rivendicative per programmi di propaganda o per programmi elettorali.
11. Sui tre
stadi del lavoro di ricostruzione del
partito comunista nel nostro paese vedere Manifesto Programma,
cap. 3.1.
pag. 184.
12. Ci
sono anche compagni che perdono tempo
prezioso in incontri bilaterali con le FSRS per costruire il BP (per
poi non
cavare un ragno dal buco), anziché fare un’attività
mirata e costante tra le
masse popolari… per poi lamentarsi di non avere il sufficiente
radicamento nel
territorio e che il territorio è in mano ai fascisti! L’origine
di questa
errata impostazione è comune con quella appena illustrata, anche
se si
manifesta a livelli diversi: il processo in atto di trasformazione da
FSRS in
comunisti.
13. Per
approfondire la linea delle “due
gambe” vedere articolo Strategia e tattica: tre principi, due
problemi e tre
soluzioni pubblicato su La Voce n. 28 e l’opuscolo Teatrino,
masse popolari e comunisti delle Edizioni Rapporti Sociali.
14. Sul
regime di controrivoluzione
preventiva vedere il Manifesto Programma, cap. 1.3.3. pagg.
46-56 e,
anche, gli articoli pubblicati al riguardo su La Voce n. 27 e
28.
15. Vedere
la lettera alla Redazione Come
utilizzare anche il ballottaggio a favore della rinascita del movimento
comunista, in questo numero di La Voce.
16. Per
approfondire il principio “ogni cosa
ne contiene una seconda, una terza e a volte una quarta: suoniamo il
pianoforte
con dieci dita!” rimandiamo ai due articoli pubblicati al riguardo su La
Voce n. 28.
17. Per
approfondire questo aspetto
rimandiamo all’articolo Sulla mobilitazione delle masse popolari:
concentramento di forze e dispersione di forze pubblicato su La
Voce
n. 24 pag. 21.
18. A questo
proposito, vedere anche la lettera alla
redazione pubblicata in questo numero della rivista: Riflessioni
sulla lotta
di Pianura e sul principio “concentramento di forze e lavoro ad ampio
raggio”.
Manchette a pagina 57
Piano
Generale di Lavoro
(PGL) del (n)PCI
Nella prima fase della Guerra
Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata, il
compito del (n)PCI si suddivide in due campi.
·
Consolidamento e rafforzamento quantitativo e qualitativo del
partito, della sua struttura clandestina (Centro e CdP di base e
intermedi).
·
Lavoro di massa del partito
su quattro
fronti.
1.
Mobilitazione delle masse
popolari nella lotta contro la repressione e nella solidarietà
con l’obiettivo
di rafforzare la capacità delle masse di resistere alla
repressione e di
sviluppare la loro coscienza di classe;
2.
Mobilitazione delle masse
po-polari a irrompere nella lotta politica borghese, con l’obiettivo
principale
di accumulare forze rivoluzionarie e secondariamente di migliorare le
condizioni di vita e di lavoro delle masse;
3.
Mobilitazione delle masse
popolari nelle lotte rivendicative: “fare di ogni lotta una scuola di
comunismo”;
4.
Mobilitazione delle masse
popolari a costruire strumenti e organismi autonomi dalla borghesia
utili per
soddisfare direttamente i propri bisogni materiali e spirituali: “fare
di ogni
iniziativa una scuola di comunismo”.
(vedi Manifesto Programma, cap.
3.5. pag. 221)